articolo di Giovanna Melandri pubblicato su huffingtonpost.it
Esiste un “effetto Greta” sui mercati finanziari? Ovvero: la lotta ai cambiamenti climatici, che è diventata patrimonio popolare diffuso anche grazie al successo dei Fridays For Future, può trovare nella finanza a impatto sociale una valida e utile alleata? Sembrerebbe di sì, se si guarda ai fortunati sviluppi del mercato dei green bond, che vive una fase espansiva senza precedenti.
I dati più recenti, aggiornati a fine agosto – annunciati a Corriere Economia alcuni giorni fa da Bram Bos, lead portfolio manager green bond di NN Investment Partners – parlano di un mercato che movimenta ormai 450 miliardi di euro. Con un particolare un po’ tecnico che però parla chiarissimo: l’indice Bloomberg Msci Euro Green Bond ha sovraperformato l’indice Bloomberg Euro Aggregate del 2% in 4 anni e mezzo.
Tradotto: ci sono sempre più investitori che scommettono sulle obbligazioni verdi. Non a caso, la Commissione Europea sta lavorando a uno standard europeo per i green bond. E le banche centrali stanno investendo sul tema, con politiche rivolte a banche e fondi pensione che includano i rischi climatici negli asset mix. 4 miliardi, tra cui quella di Generali, che raddoppia rispetto al 2018.
Con la vera novità sul piano dell’ecosistema delle policies: il governo Conte Bis ha annunciato la prima emissione di green bond sovrani. Non a caso, la notizia è stata data dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, durante il convegno annuale dell’ASviS, in cui si presentava il rapporto annuale sul raggiungimento degli Obiettivi di Sostenibilità (SDGs) dell’Agenda 2030. Passa, infatti, anche dalla finanza verde la capacità dell’Italia di raggiungere gli impegni dell’Accordo di Parigi sul clima.
L’esperimento più significativo resta quello di Enel, che ha lanciato un green bond collegato all’obiettivo strategico della transizione energetica e della riduzione delle emissioni di carbonio. Un’iniziativa portata a esempio anche dai tre luminari della Harvard Business School Michael Porter, George Serafeim e Mark Kramer. La remunerazione del Green Bond Enel è legata al raggiungimento dello scopo. C’è, quindi, un immediato impatto sociale di tipo ambientale a valle di questa operazione finanziaria. L’investimento rientra e rende se è raggiunto un obiettivo che fa bene a tutti, non solo agli investitori: quello di produrre energia inquinando di meno. Anche nel settore telecomunicazioni, su scala europea, esistono esempi di green bond legati al passaggio dal rame alla fibra ottica, infrastrutturazione a impatto ambientale ridotto.
Alla vigilia della Cop25 sul clima in programma a Madrid i primi giorni di dicembre, credo che il ruolo del green impact investing nel complessivo scenario della lotta ai cambiamenti climatici sia strategico. La rivolta ambientalista della società civile globale merita di essere accompagnata da una riforma radicale del capitalismo e dei processi di produzione, compresi quelli legati ai finanziamenti.
Solo coinvolgendo i grandi player del capitalismo nella rivoluzione impact, riusciremo a raggiungere gli Obiettivi di Sostenibilità, tanto sul piano ambientale quanto su quello sociale. Questo non solleva l’attore pubblico dalle sue responsabilità, ma gli affianca alleati indispensabili alla buona riuscita della rivoluzione ecologista promessa. Rivoluzione non più rinviabile e ormai obbligata se è vero, come ricordano i ragazzi dei Friday For Future, che occuparsi di cambiamenti climatici e transizione energetica significa riaprire la partita con un futuro sostenibile e provare a evitare l’estinzione della specie.