
Oggi si parla molto di Esg, acronimo che sta per «environment, social, governance»(ambiente, sociale e governance), cioè i tre criteri per valutare la sostenibilità di un’attività o di un’impresa. È «un passo avanti», ma «non è abbastanza», per Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation e alla guida della Social Impact Agenda (Sia) per l’Italia, il network italiano del Gsg, un’organizzazione globale che riunisce i leader della finanza, degli affari e della filantropia per catalizzare gli investimenti e l’imprenditorialità a impatto, a beneficio delle persone e del pianeta. «Esg è un’autodefinizione e spesso in negativo: non inquino, non sfrutto i lavoratori, non genero impatti negativi. Mentre la sfida dell’impact investing (o investimento a impatto) è avere come obiettivo la generazione di valore», sostiene l’ex ministra.
Profitto finanziario e valore ambientale e sociale
Come dire: bisogna riconnettere il profitto finanziario al valore ambientale e sociale. Il nodo è l’adozione di metriche per misurare e confrontare l’impatto. È «il vero tema» per trasformare l’attuale sistema economico in un’economia a impatto. «Nel Secondo dopoguerra ci sono voluti quasi 20 anni per definire i meccanismi di rendicontazione finanziaria, che governano ancora i mercati dei capitali e ci permettono di capire lo stato di salute di un’impresa. Oggi siamo davanti a un altro salto storico: dobbiamo adottare un nuovo sistema di contabilità integrata, che rifletta la performance finanziaria, ambientale e sociale delle aziende», dice Melandri. La spinta arriva dalla Impact Weighted Accounts Initiative, l’iniziativa lanciata due anni fa a livello mondiale dal Gsg (Global Social Impact Investment Steering Group) guidato dal finanziere filantropo Ronald Cohen, insieme con Imp (Impact Management Project) e la Harvard Business School, che ha messo a punto il primo indice globale per misurare l’impatto reale delle imprese. Si chiama Impact Weighted Accounts (IWA) e ha come obiettivo di integrare nella contabilità finanziaria le dimensioni sociali e ambientali, per supportare investitori e aziende ad assumere decisioni di business più sostenibili. L’IWA usa l’approccio di monetizzazione degli impatti, per consentire di tradurre tutti i tipi di impatto sociale e ambientale in unità di misura comparabili che manager e investitori comprendono intuitivamente; di aggregare e comparare i dati; di indicare la performance finanziaria e quella d’impatto nei medesimi conti, per arrivare a un giudizio complessivo della performance aziendale.
Fiscalità agevolata
Oggi sempre più aziende affiancano il bilancio di sostenibilità al conto economico, e questo è positivo. Ma «la prospettiva deve essere la contabilità integrata», un bilancio unico che mette insieme i dati finanziari con impatto ambientale e sociale. «È un cambiamento di paradigma, il salto quantico del capitalismo e della regolazione dei mercati», ribadisce Melandri. Nel 2020 gli investimenti a impatto si sono avvicinati ai mille miliardi di dollari a livello globale, il nostro Paese è indietro, a dispetto della sua straordinaria tradizione imprenditoriale. «I fondi pensione sarebbero anche pronti a investire in fondi a impatto o Esg, ma servirebbe una fiscalità agevolata», valuta Melandri, annunciando che il mondo delle case previdenziali ha appena aderito alla Sia. Ora l’Italia ha «l’occasione imperdibile della presidenza del G20 e del B20, dove è partener anche il Gsg. Uno degli obiettivi è ottenere il riconoscimento della contabilità integrata, come infrastruttura necessaria e poi arrivare ad applicarla su scala globale, anche passando attraverso sperimentazioni. Ha già aderito un numero crescente di aziende, tra cui Danone.
Infrastrutture e rigenerazione urbana
I settori d’elezione della finanza a impatto? «Ad esempio le infrastrutture di rigenerazione urbana, delle aree rurali, dei borghi che soffrono di spopolamento, ma anche le infrastrutture sociali. Un altro comparto sono le politiche attive del lavoro, dell’innovazione, della digitalizzazione, cioè tutte quelle politiche tipiche del pay by result che è alla base dell’impact investment». È anche l’Europa a chiederci di andare in questa direzione con il Recovery Fund, che non è altro che uno strumento di finanza pubblica a impatto. «La procedura per ogni progetto richiede di individuare obiettivi, misurare questi obiettivi, valutare il risultato e solo a quel punto erogare altri fondi. Ma il piano italiano presentato alla Commissione Ue non è fatto così e va subito rivisto secondo questo schema», protesta l’ambientalista laureata in Economia alla Sapienza di Roma. Notando però che la pubblica amministrazione avrebbe bisogno di «assumere almeno 3 mila giovani con le skills adeguate». Perciò Melandri non vede l’ora che Mario Draghi si insedi a Palazzo Chigi (mentre andiamo in stampa il governo non è ancora ufficializzato), per chiamarlo al telefono: «Di recente si era già reso disponibile per un incontro con il movimento Gsg. La finanza d’impatto deve entrare nell’agenda del nuovo governo. Siamo pronti ad aiutarlo, sono certa che ci ascolterà».