Le riflessioni della nostra presidente Giovanna Melandri su "Il Riformista"

Coltivo il progetto di rovesciare il Sacro Graal che da decenni ha orientato un capitalismo per il quale due sole dimensioni contavano: il rischio, da limitare al massimo, e il profitto da massimizzare, costi quel che costi. Un orizzonte oggi insostenibile e nichilistico che può, però, essere rovesciato in un capitalismo “3D”, che in ogni latitudine e in ogni mercato ottimizzi invece che due, tre fattori: rischio, rendimento e impatto. Impatto è la parola chiave, che introduce nel linguaggio dell’economia e della finanza la cura delle comunità, delle relazioni, dell’ambiente degli ecosistemi.

Il mantra a cui ancorarsi sono gli investimenti ad impatto, a tre dimensioni, che intenzionalmente colleghino il rischio, e soprattutto il rendimento, alla risoluzione dei problemi ambientali e sociali del nostro tempo. Annodando strutturalmente l’impatto al profitto sovvertendone la tirannia. Perché ponendo l’impatto saldamente al suo fianco, il profitto si tiene sotto controllo.

Quindi è necessario invertire la rotta di un capitalismo estrattivo, che ancora troppo spesso sfrutta il pianeta e le persone, e fare invece leva sulle sue migliori e libere energie creative e innovative. D’altronde, sarà difficile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, di pace sociale, di stabilità e anche di rafforzamento delle nostre democrazie se non sapremo riconoscere, incoraggiare e misurare a pieno il ruolo di quest’altra finanza, di questi altri investimenti, di questi altri imprenditori. Sono loro che possono collaborare a colmare quel gap di finanziamento degli Obiettivi di Sostenibilità, stimato dall’ONU pari a 6mila miliardi di dollari all’anno.

Per questo bisogna accostare finanza ad economia sociale, uscendo dalla comfort zone di confini rigidi ed entrando in quella dell’innovazione ibrida tra primo, secondo e terzo settore. E bisogna chiedere regole nuove per il mercato dei capitali quando è ancora di moda il laissez faire di un turbo capitalismo finanziario (che si è già schiantato nel 2008). Non ci convince un ambientalismo romantico, anche se empatizziamo con i ragazzi dei Friday for Future. Ma non possiamo lasciarli soli nella trasformazione dei modelli di produzione e distribuzione della ricchezza. Siamo lontani dalla logica deresponsabilizzante del “deve fare tutto lo Stato”, ma anche da chi parla di “scelta ideologica” per negare l’urgenza dei problemi. Non serve l’adesivo green come good label, né è possibile più accettare che i capitali continuino a viaggiare e circolare obbedendo ancora a regole globali formulate nel secondo dopoguerra: questo sì è un grande tema di rinegoziazione globale.

Fonte: Il Riformista – 19/04/2024 – “Impatto, la terza via di un capitalismo possibile che superi rischio e profitto” di Giovanna Melandri